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I Cittadini illustri del passato di Matino

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Il Sordo di Matino, eccellente e famoso medico

ORONZO PROCACCI
Alcuni dicono nato a Matino ed altri a Taviano intorno alla fine del 1600. Fu un poeta ed Accademico Spione. Della sua vasta produzione rimangono solo due sonetti che fanno parte di una raccolta di vari componimenti in lode del Reverendo Don Francesco del Tufo, chierico regolare. Tale raccolta, dedicata al marchese di Matino e di Lavello Ascanio Del Tufo, venne stampata nel 1757 da Domenico Vircuito a Lecce

GIUSEPPE SCHIVANI
Bravo medico e cattolico esemplare, ricoprì l'ufficio di Cancelliere nella formazione del Catasto Onciario del 1759.
Fu autore delle "Antiche memorie di Matino" che vennero stampate a cura dalla Casa Marchesale di Matino. Aveva in animo di scrivere anche una "Storigrafia del Salento"

GIAMBATTISTA DEL TUFO
Magistrato di chiara fama procuratore regio presso il Tribunale di Lecce e amico di illustri peersonaggi del Risorgimento italiano. Nato il 28 Gennaio 1769 da Ascanio Del Tufo e Giuseppa Raho, morì il 7 Agosto 1842

LIBORIO COLITTA
Buon medico ed eccellente filosofo ma assai distratto e smemorato. Morì ad Ugento il 3 Dicembre 1848

GIUSEPPE TOZZI
Nativo di Ripacandida (Matera) e cittadino adottivo di Matino si mostrò giudice incorrotto e partecipò ai diversi moti risorgimentali. Visse nella prima metà dell'800

RAFFAELE GENTILE
Discepolo di Giambattista Del Tufo, valoroso ingegnere astronomo e cosmografo di vaglia, costruì meridiane, studiò eclissi, curò progetti di varie strade extraurbane di Matino ed anche del cimitero cittadino. Per vari anni ricoprì le cariche di Consigliere, Deputato e Ingegnere provinciale. Partecipò al concorso del ponte girevole di Taranto.
Sindaco di nomina regia per vari trienni lasciò fama di amministratore oculato e imparziale. Nacque il 26 Febbraio 1830 a Matino ove morì il 17 Marzo 1904

FRANCESCO SAVERIO MARANGELLI
Nacque a Matino nel 1814 da Francesco Antonio e Grazia Manieri. Ordinato sacerdote il 21 settembre 1839, divenne poi canonico il 28 marzo 1851 per volere del Mons. Vetta e su decreto di Ferdinando II. Fu Cantore della Cattedrale e, dopo la morte del vescovo Luigi Vetta, il 15 febbraio 1873 fu scelto all'unanimità come Vicario Capiitolare. Per sua malferma salute (fu colpito da apoplessia il 15 agosto 1873) non potè continuare nella carriera ecclesiastica. Dopo alcuni anni, in cui esercitò l'ufficio di Arcidiacono, morì a Nardò il 24 maggio 1876